Chiara Cappiello • Briciole. Arte e fine del mondo in Theodor W. Adorno

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Quella adorniana è una riflessione asistematica, fatta di frammenti e di briciole di pensiero. Le briciole sono macerie, ciò che resta dopo uno sgretolamento, ma anche granelli di una polvere che mette le ali all’utopia. Francofortese costretto all’esilio negli Stati Uniti, nato all’alba del ventesimo secolo e morto all’indomani del ’68, Adorno è un pensatore del Novecento, della Germania e dell’Europa, e della loro crisi. Che viene messa a fuoco anche con l’ausilio di uno specchio assai profondo: quello dell’arte. Se il cuore del filosofo batte per l’avant-garde, si avverte allo stesso tempo come la nostalgia per un’armonia perduta – o a venire. Ciò emerge sperimentando l’accostamento di Adorno ad altri grandi osservatori del Novecento cui il francofortese non guarda simpateticamente. Con costoro egli ha almeno un punto in comune: potrebbero alloggiare insieme nelle suites del lukácsiano «Hotel Abisso». Lo sguardo di ognuno di essi scruta con piglio aristocratico più o meno velato gli strapiombi della storia.

Chiara Cappiello, Ph.D. in Scienze Filosofiche, è attualmente assegnista di ricerca nell’Istituto Italiano di Studi Germanici (Roma). Da anni collabora e svolge attività di ricerca nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli Federico II. È autrice di pubblicazioni su Ernesto de Martino e Benedetto Croce, tra cui il libro Perdita del centro. Arte e Novecento in Benedetto Croce (Napoli, Liguori, 2019).


Categoria CRISI E CRITICA